Top 10 hardline UK punk albums of 70’s

•Maggio 28, 2020 • Lascia un commento

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Riprendo, dopo tre anni, con una apparentemente inutile e scontata classifica, ma saltellando per il web mi sono accorto che oggi non vi sono liste di solo “punk delle origini” e forse qualche curioso virgulto potrebbe essere attirato dall’ascolto del vero ed unico punk. Dopo il ’79 il genere ha avuto esempi notevoli e si è modificato (hardcore etc.) un bel po’. Gli stessi gruppi indicati qui sotto (che non menziono essendo stranoti) hanno pubblicato all’epoca altri dischi di livello ma “meno punk”, dunque per il purista ortodosso questa è una occasione di trarre le fila del movimento originario che ha incendiato i kids di tutto il globo e continua a farlo oggi sia pure in maniera sotterranea e trasversale.
Così mi sono dato delle regole:


a) Nulla di pubblicato dopo il ‘79 o prima del ‘77 (dunque purtroppo no Killing Joke, appena fuori tempo massimo)
b) Solo UK
c) Solo punk “puro” , no new wave e no ibridi (dunque no XTC, no Wire, no Stranglers/Ultravox/Damned post 1° album)
d) No the Jam, che per la loro storia ed attitudine sono ancora oggi difficilmente qualificabili (..ed è un merito).


1) Never mind the bollocks
2) the Clash
3) Germfree adolescents
4) Rattus norvegicus
5) Damned, damned, damned
6) The scream
7) The feeding of five thousand
8) Ultravox!
9) Inflammable material
10) The Undertones

I’M BACK- The best 1977 LPs in chronological order (dischi ’77)

•Maggio 2, 2017 • Lascia un commento

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Ebbene sì, a volte ritornano. Dopo 2 anni ecco il mio nostalgico post sulle migliori uscite del mitico ’77; tutti messi in rigoroso ordine cronologico di pubblicazione, in modo tale da offrire da gennaio a dicembre uno spaccato su chi e soprattutto quando diede alle stampe quei dischi, poi divenuti fondamentali. A margine il mio personalissimo rating di importanza e gradimento ed in calce la quotazione prima stampa

1. David Bowie ‎– Low 9-
Label:RCA Victor ‎– PL 12030
Country:UK
Released: Jan 1977
€ 40

2. The Damned ‎– Damned Damned Damned 7+
Label:Stiff Records ‎– SEEZ 1
Country:UK
Released:18 Feb 1977
€60 (regular) – €300 (misprint)

3. Ultravox!* ‎– Ultravox! 7
Label:Island Records ‎– ILPS 9449
Country:UK
Released:25 Feb 1977
€20

4. Television ‎– Marquee Moon 8+
Label:Elektra ‎– 7E-1098
Country:US
Released: february 1977
€40

5. Ramones ‎– Leave Home 7-
Label:Sire ‎– SA-7528
Country:US
Released: March 1977
€60 (with carbona not glue)

6. Iggy Pop ‎– The Idiot 6
Label:RCA Victor ‎– PL 12275
Country:UK
Released: 18 March 1977
€60

7. The Clash ‎– The Clash 8
Label:CBS ‎– CBS 82000, CBS ‎– S CBS 82000
Country:UK
Released: 08 Apr 1977
€30

8. The Jam ‎– In The City 7
Label:Polydor ‎– 2383 447
Country:UK
Released: May 1977
€40

9. Radio Birdman ‎– Radios Appear 8-
Label:Trafalgar ‎– TRL 1001
Country:Australia
Released: July 1977
€50

10. Talking Heads ‎– Talking Heads: 77 7
Label:Sire ‎– SR 6036
Country:US
Released: September 1977
€25

11. Richard Hell & The Voidoids ‎– Blank Generation 7
Label:Sire ‎– SR 6037
Country:US
Released: september 1977
€50

12. The Stranglers ‎– No More Heroes 7
Label:United Artists Records ‎– UAG 30200
Country:UK
Released:23 September 1977
€20

13. The Heartbreakers* ‎– L.A.M.F. 7-
Label:Track Record ‎– 2409 218, Track Record ‎– 2409-218
Country:UK
Released:october 1977
€30

14. Sex Pistols ‎– Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols 10 e lode
Label:Virgin ‎– V 2086
Country:UK
Released:28 Oct 1977
€ 300 (with poster & 7”) – €150 (LP only no submission) – € 80 (LP with submission)

15. Throbbing Gristle ‎– The Second Annual Report 8
Label:Industrial Records ‎– IR0002
Country:UK
Released: Nov 1977
€260 (first press ltd.)

16. Wire ‎– Pink Flag 9 +

Label:Harvest ‎– SHSP 4076, Harvest ‎– 0C 062-06 564, Harvest ‎– SHSP 4076(I)
Country:UK
Released:Nov 1977
€45

17. Brian Eno ‎– Before And After Science 9
Label:Polydor ‎– 2302 071
Country:UK
Released: Dec 1977
€65 (with cards) € 40 (without cards)

18. The Real Kids ‎– The Real Kids 6-
Label:Red Star Records ‎– RS 2
Country:US
Released: end 1977
€30

19. the Drones ‎– Further Temptations 6-
Label:Valer Records ‎– VRLP1
Country:UK
Released:december 1977
€20

20. Suicide ‎– Suicide 10
Label:Red Star Records ‎– RS 1, Red Star Records ‎– RS1
Country:US
Released:28 Dec 1977
€120

IMPRESSIONANTE NO?

NEW JD Release?

•gennaio 2, 2015 • Lascia un commento

renzi

Da questo disco, ormai storico sono stati tratti i singoli:

  • Renzi isolation
  • Novelty?
  • He’s lost control
  • No Substance
  • Euro will tear us apart
  • From Safety to Where…?
  • Leader of man
  • High autosuggestion
  • IncubNation
  • End of Transmission

Il Grande Bluff? NO (the Great Rock’n’Roll Swindle? NO)

•ottobre 20, 2014 • Lascia un commento

mog

Qualche mese fa l’ormai autorevole mensile Outsider ha pubblicato un pamphlet del preparatissimo Trombetti in ordine alla grande truffa del punk; in un ottimo italiano l’articolista, che non ho il piacere di conoscere a differenza del grande Max Stefani, sosteneva, argomentando, che il punk (inglese) era null’altro che una operazione commerciale orchestrata dalla case discografiche per intercettare e possibilmente “far lucrare” gli interessi dei quindicenni inglesi ed a seguire, possibilmente, degli adolescenti di tutto il Mondo. L’articolo, scritto bene, obiettivamente fa riflettere e probabilmente avrebbe voluto iniziare un dibattito, senonchè il mensile di Max è – per ora- diretto ad un target di appassionati che pur apprezzando in larga parte il punk ed il post si ferma inesorabilmente al 1976 (pub rock etc.). Siccome l’umile scriba invece, pur leggendo avidamente di Peter Green (di cui non conosceva assolutamente NULLA), è nato musicalmente con il punk, qualche cosa mi sentirei di dirla.
Non concordo affatto sul “ tema fondante” di quell’articolo…. neppure dopo averci riflettuto per quasi un trentennio. Come tanti neocinquantenni mi sono a lungo confrontato con i canoni delle generazioni precedenti ed, è inutile negarlo, il breve periodo del punk e del post non può musicalmente competere con i vent’anni precedenti ma questo non toglie che quel momento (catartico direbbe qualcuno) abbia influito enormemente su quasi tutto quello che c’è stato dopo. L’affermazione è forte e si espone in primis ad una critica, che affronterò in un altro scritto (se ne avrò voglia), secondo cui comunque anche il punk sarebbe debitore del rock che c’era prima ed anzi ne sarebbe una trascrizione aggiornata solo nell’estetica (Stooges Mc5, NY Dolls, John’s Children etc); in parte (solo in parte) vero ma, come detto, non parlo del passato, poiché il motivo di questo mio scritto è il post.
Parto da oggi e dall’album del 2013 degli scozzesi Mogwai che credo molti come me considerano il massimo della ricerca nel rock odierno: i loro dischi a partire da Young Team sono una affascinante rilettura esclusivamente del periodo punk e wave e poco o nulla devono alla musica precedente; se in Rave Tapes l’ispirazione è kraftwerkiana (si è vero i tedeschi c’erano anche prima del ’77 ma furono VERAMENTE apprezzati solo dopo), nel loro capolavoro Come On Die Young (CODY per gli amici) il richiamo ai Joy Division ed all’estica dark, NON di maniera, è evidente e sublimata in episodi dove neppure i New Order degli anni ’80 hanno osato arrivare. Nel post rock non c’è nulla di pre punk: gli Slint, i Tortoise nell’elaborare la loro affascinante sintesi modernista si sono basati solo sull’ascolto dei suoni elaborati nel quinquennio 77-82 ed ogni richiamo al “rock of ages” è puramente casuale ovvero voluto nell’ottica di un suo totale superamento.
Se guardiamo a tutto quello che bene o male ascoltiamo (o per alcuni siamo costretti ad ascoltare) oggi, i riferimenti sono tutti lì: gli Arcade Fire, gli Interpol, i Liars, i Franz Ferdinand (a proposito gli XTC vi ricordano qualcosa?) gli stessi Radiohead partono da quanto allora venne seminato dai Residents, Chrome, dai the Sound, dai Cabaret Voltaire, dalla NO wave di NY e perché no, dall’hardcore punk, anche italiano (nessuno si azzarda ad analizzare l’influenza che i Negazione, forse, ebbero sui Nirvana?).
Se tanta ispirazione quel periodo ha oggi creato, delle due l’una o adesso siamo tutti rincoglioniti (e non posso escluderlo) e stiamo ascoltando solo “musica commerciale”, oppure –forse- quel periodo ha RADICALMENTE cambiato il gusto di più d’una generazione e ricondurlo ad una mera “indagine di mercato” è riduttivo ed ingeneroso.
Mi obiettereste infine: ma tu stai parlando della new wave non del punk ed io rispondo: certamente ma senza lo scossone culturale/sociale/emotivo del secondo la prima non ci sarebbe mai stata e forse ci beeremmo oggi –ancora- dell’ultimo album degli YES o dei Pink Floyd….. accidenti che gaffes dopodomani esce veramente il loro nuovo lavoro, che sicuramente si inserirà benissimo nel trend TV iniziato da the Walking Dead e sublimato da Les Revenants (a proposito ascoltatevi la colonna sonora dei Mogwai).

Dovestiamoandando (whererearewegoingto)

•novembre 27, 2013 • 2 commenti

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Riprendiamo.

Non è dato sapere se la new wave sia ancora vitale: certo che, se per il pubblico, ne sono gli Arcade Fire i massimi alfieri, non siamo messi bene. Non fraintendetemi sono bravi ma il loro ultimo Reflektor è una bella versione edulcorata e patinata del precedente ottimo The Suburbs, nulla di più nulla di nuovo… dunque solo wave. Altrettanto può dirsi dei neocloni dei JD, che al massimo fanno old wave.
Ma dove sta oggi il new? Ebbene dopo qualche annoiata peregrinazione ho scovato qualcosa, dove? Su Bandcamp, una sorta di sito social per i nuovi gruppi (veramente) indipendenti e per le ultra small labels, pensate vendono pure le C90!
Merita un giro, vi si trova di tutto e soprattutto troneggiano i nuovi gruppi dalle periferie di Londra o Tokio, che coniugano elettronica-ricerca-ambient etc. Certo suoni già sentiti dai tempi di Brian Eno ma almeno molti di questi sono freschi e vitali.
In particolare la gran parte di queste band trovano il loro ricettacolo mediatico su http://www.fluid-radio.co.uk/ e la loro etichetta d’elezione nella http://www.fac-ture.co.uk/, una one man label che fa della ricerca di nuovi suoni e nuove forme (packaging) il suo Karma, richiamandosi neanche tanto velatamente alla Factory. Le edizioni Fac-ture vengono esaurite TUTTE in poche ore, certo –direte voi- stampa solo 200-300 pezzi per volta ma provateci voi a realizzare opere d’arte di design contemporaneo (usa mediamente 4/5 tipi di carte diverse e con diverse grammature, aggiunge odori, album fotografici, gadget) in centomila copie!
E la musica? Come suggerivo vale la pena ascoltarli, si chiamano Tape Loop Orchestra, Matthew Collings, Talvihorros, Plinth, Agitated Radio Pilot, United Bible Studies e Monochromie, non tutti su Facture ma ascoltate Fluid radio e li troverete.

FINE (per ora)

•febbraio 12, 2013 • Lascia un commento

questo blog chiude e diventa audiorameta qui : http://audiorameta.wordpress.com/

A la page ’79-‘80

•gennaio 29, 2013 • Lascia un commento


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Tra tutto ciò che ascoltavamo alla fine dei mitici ‘70, tantissimi album ci risuonano ancora nelle orecchie ma solo alcuni risuoneranno nell’eternità. A distanza di oltre trent’anni è possibile iniziare a verificare la tenuta di quegli LP, che allora ci parevano (beata ingenuità adolescenziale) “nuovissimi”, alla luce di quello che è stato il rock degli anni a venire. Ho stilato una personalissima lista tripartita tra quei dischi che, a prescindere dal giudizio artistico o dal gradimento, si sono rivelati dei veri precursori ovvero fossero -solo allora- il massimo del nuovo suono oppure –ancora- pur apprezzatissimi, con debiti evidenti a quello che c’era stato prima.

Dischi e gruppi avant:
1) Young Marble Giant del primo ed unico disco Colossal Youth: la base del cantautorato electro-indie
2) Cabaret Voltaire dei primi due LP ed EP: la base dell’electro minimal
3) Residents, tutto fino al 1981, la base del suono elettronico in tutte le sue connotazioni, musica classica per le generazioni dello spazio
4) Killing Joke del primo (NB solo quello) la base dell’electro-dance 80-90
5) Wire dei primi tre LP: la base dell’alt rock
6) Chrome dei primi tre LP: la base del rock a venire (ancora a venire….)
7) Suicide del primo omonimo album: la base del minimal-electro-indie
8) Pere Ubu del primo album: la base della base della new wave ..chiaro?
9) Throbbing Gristle dei primi due: la base dell’industrial
10) Black Flag dell’EP Nervous breakdown (1978!!!): la base dell’hardcore
11) Brian Eno dei primi tre (oltre le collaborazioni, produzioni etc)la base dell’arrangiamento moderno
12) Pop Group dei due Lp:la base del punk funk (AKA white funk)
13) James White (contortions): vedi sub 12

Dischi e gruppi on time
1) Joy Division tutto, angosce epocali
2) The Cure i primi tre, LA vera new wave, allora
3) Siouxsie and the Banshees, La donna finalmente e convintamente in rock
4) Stranglers tutto sino a Feline, da subito oltre il punk
5) Ultravox!! Di John Foxx (no Midge Ure, please): SI’
6) Talking Heads , sul perchè li ho messi qui e non sopra… vedi ENO
7) Gang of Four, quello che allora volevi sentire in concerto

Dischi e gruppi già out of time (ma non per questo meno belli delle due categorie di cui sopra):
1) Bauhaus il dark sublime ma debitore del garage
2) Sex Pistols, il punk ‘76 debitore del proto punk
3) The Clash, il punk debitore di tutto quello che c’era prima
4) Echo and the Bunnymen, la wave debitrice della psichedelia
5) Specials, lo ska debitore del Sound System giamaicano
6) Japan, la wave debitrice del glam e di Bowie

S.F. Review (Bay Area “new wave” Bands)

•settembre 4, 2012 • Lascia un commento

mabuhay poster-thumb

Se il primo numero della acclamata rivista/fanzine Search and Destroy del ’77 dedicava la sua copertina ad uno special sulla new wave di San Francisco (e non a quella di NY o LA) una ragione doveva pur esserci: infatti, come anche io sostengo, la scena cittadina da subito si animò con gruppi realmente innovativi, che trovarono la loro prima (ed ultima…per alcuni di loro) realizzazione live nel Mabuhay Gardens (v.foto), un ristorante indiano di ultima che dal ’76 all’82 –incredibilmente- aprì la porta ad una serie di pazzi scatenati, divenendo così IL locale di culto della West Coast.

Di seguito un elenco delle cosiddette BAY AREA BANDS (incluse le frazioni):

 

The GODS

Divinità

The Residents

Demi Gods

Dead Kennedys

Units

Tuxedomoon

Snakefinger

Near demi Gods

The Sleepers

Crime

Factrix

Avengers

Flipper

The Nuns

Angels (or Demons)

VKTMS

Mary Monday

No Alternative

The Tools

Los Microwaves

Pink Section

The Nerves

The Mutants

SVT

Negative Trend

The Offs

Geza X and the Mommy Men

 

Non pervenuti

(No records)

381

Dani and the Donuts

The Contractions

The Humans (Santa Cruz)

The Killerwatt

The Mondellos (Berkeley)

The Push Ups

The Punts

No Sisters

Sudden Fun

The Soul Rebels

 

 

A voi l’ardua ricerca; io mi limito a consigliarvi questi vinili IMPERDIBILI:

 

Residents – Not Available – LP

Tuxedomoon – No tears – 12” EP

Units – Warm moving bodies  7”

Snakefinger – Agains the Grain LP Comp.

The Sleepers – Seventh World – 7” EP

AA VV – SF underground 7” EP

The Avengers – We are the One – 7”

EX LIBRIS

•giugno 29, 2012 • 2 commenti

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Mancava nella mia dilettantesca opera virtuale una ricognizioni sulle pagine cartacee che potrebbero interessare i frequentatori del blog; premetto che la letteratura musicale in Italia risente, non da oggi, di una mancanza di spunti veramente innovativi, non di meno negli ultimi anni alcuni saggi hanno fatto il punto sul periodo punk e post con una certa “grazia”; così mi permetto di farvi un reminder di quello che io ho letto e, variamente, apprezzato:
1) Non disperdetevi, by Oderso-Tinti: un bel volo d’uccello sulla città d’elezione del genere, già due edizioni con cover diverse. Voto 7
2) Largo all’avanguardia, by Oderso ed altri: un bel volo d’uccello sui gruppi della città d’elezione del genere, voto 8
3) Eno, on some faraway beach, by Sheppard: incredibile che sia stato tradotto in ita. Una bibiografia storicizzata del genio! Voto 9
4) American Hardcore by Rachman: dvd più libro, mi viene l’ansia ogni volta che lo guardo, montaggio selvaggio, voto 9
5) Ribelli con stile by Guarnaccia, un bellissimo compendio di etnografia giovanile del ‘900; voto 9
6) The Great Complotto Pordenone by Mazzocut: il libro definitivo sulla scena naoniana, da non confondere con l’altra operetta (dvd più libro) di qualche anno dopo; voto 10
7) Wild thing by Stèfani, la storia del giornalismo rock con immagini veramente inedite; voto 9
8) Wreckers of civilisation by Ford, se ve la cavate con l’inglese e lo trovate (..difficile) un libro stupendo sui TG! Voto 10

E naturalmente
POST PUNK by Simon Reynolds
voto 11

Se poi volete andare indietro leggetevi:
a) Ordigni, by R.Pedrini (nabat-wuming etc.)
b) Almanacco musica due numeri soli by Bertoncelli ed altri
d) Enciclopedia del Rock Bolognese by Tinti.
e) Musica ’80 tutti i numeri che trovate!!!!

Bobinemania (reel to reel mania) Bobinemania (reel to reel mania) Bobinemania (reel to reel mania)

•marzo 2, 2012 • 4 commenti

Dopo lo Stato del CD e lo Stato del Giradischi non poteva mancare lo Stato del Registratore a Bobine, forse l’argomento più hot di questo 2012. Non ci crederete ma questo desueto mezzo, che ricorda più le colonne sonore di Hollywood degli anni ‘50  che le incisioni del ’77,  sta godendo di una piccola rinascita. Come molte volte succede la riscoperta del mezzo nasce dall’ambito audiophile per poi propagarsi ad un mercato più esteso benchè di nicchia; d’altronde anche con il vinile negli anni ’90 fu così. Sicuramente le vecchie bobine non assurgeranno mai allo status del  “prima di culto e poi di moda” del rinascimento vinilico, ma non può essere taciuto che la rete abbia già annusato il fenomeno. 

Uno dei sintomi principali del rinnovato interesse è il notevole importo che raggiungono le aste di ebay, allorchè vengono posti in vendita i vecchi nastri. Per nastri intendo non tanto le musicassette (anch’esse di culto) ma i nastroni a due tracce degli anni ’50 e ’60. A questo punto si impone una precisazione, peraltro i tecnici mi perdoneranno per la banalizzazione, per cui l’oggetto ricercato non è tanto l’hardware o il software commerciale a 4 tracce (prodotto sino agli anni ’70) ma quello (appunto, ancor più risalente) a 2 tracce: infatti, il purista volendo approcciarsi quanto più al suono del master originale e ben sapendo che sino agli albori degli anni ’80 gli studi di registrazione utilizzavano solo  nastri per i master da riversare in vinile, ha scelto di puntare alla riscoperta di quei master che per velocità di incisione e dimensione del nastro, più si avvicinavano a tale “modello sonoro”. Dunque se un nastro four track può essere reperito (usato) ad una decina di dollari, per un due tracce si possono agevolmente raggiungere i cento dollari, con punte per le incisioni più ricercate (eg. Kind of blue del divino Miles a velocità 38 cms) di ben oltre i 500 usd. Si tratta di cifre di tutto rispetto, tenendo conto che al contrario dei giradischi, nessuno produce più registratori a bobina da circa quindici anni! Il mercato dei due tracce usate, invece è in continuo movimento e sempre di più (chiaramente mi riferisco a piccoli numeri) le case degli appassionati si riempiono di imponenti registratori, che una volta costituivano i sogni proibiti dei loro nonni: difficilmente negli anni ’60 un nostro avo avrebbe potuto accedere all’acquisto di uno Studer A  riservato ai budget delle radio-televisioni-studi di registrazione, mentre oggi tale apparecchio può essere acquistato, perfettamente funzionate, a meno di 2000 euro. Tenete presente che queste macchine professionali erano progettate per durare e per suonare (bene, molto bene) senza sosta e dunque un buon esemplare con un minimo di manutenzione vi durerà all life long. Per tacere del fatto che il cugino “domestico” dello Studer, cioè il mitico reVox (v.foto), vi costerà circa la metà o anche meno. Dunque potrà sembrare paradossale ma l’hardware non è oggi un problema (intendiamoci non dovete cercarli al supermercato o a portaportese) mentre il vero nodo gordiano è il supporto preregistrato e quello registrabile. Infatti, oggi esistono solo due case di produzione di nastri vergini la RMGi (che ha acquisito la tecnonologia BASF Emtec) e la Quantegy (già Ampex), che –intuibilmente- non regalano nulla. Il software a due tracce originale poi sconta un prezzo da collezionisti e dunque?

Se non ritenete che l’ascoltare la musica  sia una passione inestinguibile lasciate stare… se invece la pensate come me, meditate.