Neurox
Là dove i monti rincorrono il mare, dove il Veneto si insinua nel Friuli, dove i dialetti si stemperano, là dove il Nievo vedeva lo svolazzar di toghe ed il Russolo intonava i suoi rumori, là covava al volger del millennio (quasi), nelle segrete dei Celesta Studio la east veneto wave. Ma chi –vi chiederete- ne erano gli alfieri? I neurox naturellement.
Bene, stemperando i toni lirici, non posso non tributare un doveroso omaggio all’unico gruppo della mia città che incrocia i destini e le tendenze di questo blog. Erano –come esattamente tutti gli altri- cinque ragazzi che, vissuto con stupore adolescenziale il periodo punk, ne avevano sicuramente appreso l’etica del do it yourself, tanto che i manuali vinilici portano all’onore delle cronache anche una cittadina sonnolenta come Portogruaro, grazie alla loro autoproduzione. In realtà la collocazione strategica dell’area doveva far presagire che primo o poi qualche cosa sarebbe spuntato anche lì, visto che tra l’esuberante e multiforme scena naoniana e la nascente scena electro mestrina, di suggestioni nell’aria ve ne erano sicuramente. Interessante notare come il loro singolo rechi il patrocinio di una associazione pordenonese, la Duke altrimenti a me sconosciuta; era un tentativo di stringere i legami con quella influente scena ma, per ammissione dei membri del gruppo, non se ne fece nulla; invero, nel 1984 data di uscita del singolo, a Pordenone si era in buona parte diluita la virulenza artistica del primo triennio e probabilmente –persa ormai la battaglia con Bologna e Firenze per la supremazia sulla scena indie nazionale – i vari gruppi del basso Friuli si concentrarono in sperimentazioni estreme e comunque vennero sopraffatti dall’hardcore, che in quell’anno incendiò anche e soprattutto quella regione.
E se dunque poco lontana si pogava, si spaccavano teste e timpani con fiorir di creste, nel Veneto si saltellava allegramente e dolcemente sulle note di Romantic il singolo dei nostri beniamini (solo 1000 copie, valutazione € 50).
Un singolo che paga un pesante tributo alle suggestioni imperanti del periodo ma con uno sguardo al miglior sound duraniano (quello del primo disco) e comunque con una notevole perizia tecnica ed una certa originalità che gli ha permesso di sopravvivere nel tempo se è vero che ancor oggi è oggetto di remix nordeuropei dove la moda dell’italo disco è ancora up to date.
Non vedo l’ora di sentirmi il loro concerto il 25 febbraio, qui dove tutto iniziò…
Hai dimenticato di citare l’altra canzone contenuta nel 45 giri, “A Raving Night” (che ai tempi mi pareva meglio di “Romantic”; dopodiché, son passati i lustri e la memoria è quella che è…).
Robin Goodfellow said this on febbraio 4, 2011 a 10:25 PM |
right, quella era la side A. Correggo anche la data sul prox concerto, ci sarai?
lexspeed said this on febbraio 7, 2011 a 6:06 PM |